L’Età del Loro: Volt Matera fa incontrare giovani e anziani

a cura di: Giovanni Albanese, Samantha Fusiello, Francesco Ambrosecchia

  1. Prefazione: perché “L’Età del Loro”?
    L’età dell’oro è un tempo mitico in cui regnavano felicità, tranquillità sognare un mondo diverso nel quale godere di pace e serenità. Torna alla mente quella mitica “età dell’oro” cantata da antichi poeti. Nel progetto di Volt, l’età dell’oro come una condizione di vita auspicata, attesa e desiderata, intesa come luogo e spazio in cui poter godere delle proprie conquiste e liberarsi dalle sofferenze, rinunce e sacrifici per godere di pace e serenità.
  2. Contesto di riferimento
    Il mondo degli anziani desta l’attenzione degli Enti Pubblici, in quanto richiede la programmazione e l’attivazione di una serie di servizi e iniziative a sostegno degli stessi che non sempre sono di facile portata.
    Negli ultimi decenni la popolazione italiana ha subito importanti e significativi cambiamenti: tra questi, spicca l’allungamento della vita media degli individui e, di conseguenza, l’aumento della popolazione anziana.
    Nel 2018, la speranza di vita alla nascita in Italia raggiunge il massimo storico, 82,3 anni (80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne) ponendoci al secondo posto in Europa dopo la Spagna. Il dato spicca nell’ultima edizione (la settima) del rapporto BES pubblicata nel 2019 dall’Istat. Al Nord si vive un anno in più rispetto al Sud. Ma il gap sale a 3 anni se si considera la speranza di vita in buona salute alla nascita che a livello medio nazionale si ferma a 58,5 anni. Nota dolente quella sulla diffusione di stili di vita più salutari che procede a rilento, con l’unica eccezione della percentuale di persone sedentarie.
    In occasione della Giornata mondiale delle Città, l’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) ha stilato la classifica della diversità demografica nelle città dell’Ue.
    L’ Italia, rispetto alla media Ue del 33% per gli anziani, è al di sopra con il suo 38% di persone over 65. Nel ns bel Paese ci sono ben 58 città tra le 83 censite da Eurostat al di sopra di questa media. E tra la classifica europea delle Capitali dietro Lisbona (41,4%) c’è proprio Roma (36,4%) al secondo posto tra le più anziane di tutto il Continente.
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    Nello specifico del ns contesto regionale, entrambi i capoluoghi di provincia rientrano tra le 58 città italiane con una percentuale di popolazione over 65 oltre la media Ue (33%): Potenza si attesta con il 36,9% di over 65 e Matera con il 36%. I suddetti dati rappresentano la “fotografia” del fenomeno demografico che ci riguarda più da vicino a conferma che in Italia – e ancor più in Basilicata – si va accentuando l’invecchiamento progressivo della popolazione.
    Limitatamente alla città di Matera, dai dati Istat 2019, si rileva che sono 13.181 le persone con più di 65 anni di età, su una popolazione di 60.404 (circa il 22%).
  3. Il Progetto: “L’età del Loro”
    3.1 Premessa
    Nell’arco di qualche decennio ci sarà una popolazione mondiale con circa due milioni di anziani. Al di là di tutto, il mondo in cui viviamo è diverso da quello in cui siamo nati: molto più urbanizzato e con uno sviluppo tecnologico molto veloce. Oggi, circa tre quarti della popolazione in età avanzata non si adatta allo sviluppo e questa percentuale tende ad aumentare nelle prossime decadi. Insomma, la società di oggi sta cambiando in fretta rispetto al processo di invecchiamento. La globalizzazione, la migrazione, l’abbassamento del tasso di fertilità, il ruolo della donna nel mercato del lavoro sono tutti cambiamenti irreversibili che contribuiscono ad un invecchiamento più impegnativo e, allo stesso tempo, imperativo. Più impegnativo perché lo statuto dell’anziano è cambiato: non viviamo più – o vorremmo tornare a vivere!! – in società patriarcali, nel frattempo questo porta le sue conseguenze: non esiste più un esercito di donne la cui funzione era quella di assistere gli anziani e i bambini della famiglia. D’altro canto, quelli per cui l’invecchiamento e il cambiamento non hanno impatto negativo, invecchiare non è stato mai così benefico: una maggiore aspettativa di vita, con maggiore salute, assistenza sociale e altre facilitazioni danno un valore aggiunto all’«esser vecchi»: tuttavia, almeno per i meno privilegiati, non è così facile. Le società sono sempre più obbligate a sviluppare meccanismi, strategie e politiche per un rafforzamento positivo dell’invecchiamento perché questo processo sia un’ esperienza positiva. Questo rafforzamento ha come elemento centrale la solidarietà; la solidarietà tra ricchi e poveri, tra il nord e sud, tra i settori privati e pubblici, ma prima di tutto tra le generazioni. Questa solidarietà deve essere fomentata e alimentata, nonostante gli elementi che la sfavoriscono, più che in passato, ma ciò è realizzabile, principalmente, nella nostra società urbana e materialistica, che investe tutti, e le prospettive sono favorevoli. in quasi tutte le 35 le città coinvolte nell’Organizzazione Mondiale (World Health Organization), nel progetto “invecchiare amichevolmente” (Età Friendly Cities Project), gli anziani hanno posto maggiormente l’accento sulla solidarietà intergenerazionale e la necessità di facilitarla.
    L’aumento della popolazione anziana (over 65), ovvero l’invecchiamento della popolazione (Ageing Population) a livello planetario, costituisce uno dei processi epocali più rilevanti e procede in modo inarrestabile, a ritmi molto elevati. Oltre ai problemi strettamente previdenziali, tale fenomeno sarà accompagnato da una maggior richiesta di prestazioni sociali e sanitarie.
    È quindi auspicabile che gli interventi in favore degli anziani siano a carattere strutturale ovvero di supporto alle famiglie di chi è nella fascia della terza età, ma anche alla più vasta rete sociale (formale e informale). È evidente che promuovere un’anzianità attiva (successful ageing) significa essere di giovamento sia al singolo individuo che all’intera collettività: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità ciò comporta minori costi ma anche una maggiore efficienza.
    3.2 Descrizione del Progetto
    L’idea progettuale in oggetto, prende spunto da un modello di vita sociale che negli ultimi anni si è diffuso con grande successo in alcune città europee, e consiste fondamentalmente nel costituire un vero e proprio “patto” generazionale, tra ragazzi e anziani (questi ultimi anche definiti “non più giovani”). I soggetti coinvolti rappresentano due generazioni fulcro del ciclo della vita, ed in particolare, li individuiamo e ritroviamo nella vita comune, nelle figure di nipote e nonno. La giovane e terza età, non a caso, rappresentano le due generazioni con maggiori criticità. Se da un lato si assiste al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, con le relative difficoltà ed esigenze, dall’altro troviamo una buona fetta di popolazione giovanile che “soffre” il fenomeno della disoccupazione e/o dell’inadeguatezza economica ai fini di una propria indipendenza o ancor peggio sopravvivenza.
    Anziani e giovani sono da sempre considerate fasce lontane l’una dall’altra, per via non solo dell’età ma anche degli spazi e dei momenti passati insieme. Una volta succedeva spontaneamente: dove va a vivere il giovane universitario o il giovane lavoratore fuori sede? A casa della vecchia zia che sta proprio nella stessa città dove lui andrà a studiare. Oggi, complice un preoccupante “assottigliamento” delle vecchie zie, bisogna riscoprire ex lege quello che il buon senso intergenerazionale aveva sempre dato per scontato. Ed è qui che mira il progetto “L’Età del Loro”.
    Anziani che soffrono di solitudine e isolamento ospitano in casa loro studenti universitari o neo lavoratori che hanno bisogno di un alloggio a prezzi contenuti. Gli studenti o i neo lavoratori possono pertanto soggiornare gratis o con un minimo contributo in cambio di ore settimanali di compagnia e supporto degli anziani ospitanti. I giovani in tal caso insegnano l’uso delle e-mail, navigare su internet o come passare il tempo agli anziani che li ospitano. I quali, (complice la drastica diminuzione dei nipoti dovuta al crollo delle nascite, o ad un fenomeno di “abbandono” familiare sempre più crescente), sono molto contenti di chiacchierare o passare del tempo in compagnia dei giovani. E in più questo mélange generazionale apre nuove prospettive alle giovani generazioni.
    Matera, come moltissime altre città (italiane e non), si configura di una popolazione sempre più anziana e di ragazzi sempre meno occupati o comunque troppo sottopagati.
    A tal proposito, l’Amministrazione comunale si impegnerebbe nello stabilire i contenuti di un protocollo contrattualizzato, sottoscritto dalle parti (giovane e anziano), rappresentando e fungendo da Nomad o comunque da garante di questa nuova forma di “legame” intergenerazionale. Il patto o comunque il protocollo, interamente gestito e monitorato, mediante appositi e schedulati accertamenti da parte degli Uffici competenti dell’Amministrazione Comunale, prevederà e stabilirà a monte il numero di ore, probabilmente, come una serie di attività possibili, oltre che ad una serie di norme comportamentali comunque da rispettare, da ambo le due parti (ospite e ospitante).
    Nel caso concreto, l’anziano materano, che vive da solo e la cui condizione indispensabile (da dimostrare) è lo status di autosufficienza, concede ospitalità al giovane, abitando insieme in casa, in cambio di comuni ma funzionali prestazioni/collaborazioni di carattere assistenziale, logistico ed organizzativo, quali ad esempio potrebbe essere garantire compagnia tra le mura domestiche e/o fuori per svolgere determinate commissioni, fare la spesa per suo conto, collaborare in lavori domestici, supportare le attività burocratiche spettanti all’anziano. Tuttavia, tutte i possibili servizi che potrebbero essere resi dall’ospite saranno elencati, prestabiliti, e definiti ammissibili, dal sopracitato protocollo, a firma della competente Amministrazione Comunale. Ne consegue che maggiore è l’aiuto prestato nei confronti dell’anziano, in termini di molteplicità di servizi resi dall’ospite giovane, tanto meno sarà la sua partecipazione economica (contributo economico) alle spese legate alla sua permanenza in casa. Si precisa, sin da subito, che il “legame” che si crea tra il giovane e l’anziano, non è da intendersi quale rapporto di assistenza socio sanitario, come ad esempio potrebbe essere quello tra un badante e un anziano, o ancora tra un OSS e un anziano. È importante, se non fondamentale, infatti, che il requisito di autosufficienza dell’anziano sia dimostrato, o eventualmente giustificato, contestualmente alla sottoscrizione del protocollo. Tale progetto in linea con quanto sin qui riportato si rivolge principalmente agli anziani autosufficienti e comunque non affetti da malattie, in quanto il giovane ospitato non svolge mansioni lavorative o prestazioni legate al settore sanitario assistenziale o infermieristico. L’eventuale presenza di malattie o deambulazioni, distintamente e opportunamente gestita dalle giuste competenze tecniche, che tuttavia non va ad inficiare all’anziano la possibilità di accesso alla presente iniziativa, non costituisce né parte, né requisito, né caratteristica gestibile o di competenza dal rapporto (giovane e anziano) fin qui descritto. In ogni caso, si tratta di un rapporto di reciprocità di azioni atte a sostenere entrambi i partner della relazione.
    Il tema principale di questo progetto è la creazione di un ponte generazionale emotivo e funzionale, subordinato alla creazione di valore aggiunto apportato e scambiato reciprocamente tra i due soggetti coinvolti. Il rapporto tra le due parti nasce proprio dalla volontà di creare, e “allevare” nel quotidiano, legami non propriamente di sangue ma allo stesso tempo veri e speciali. Al di là dell’aspetto economico, in termini di beneficio economico a vantaggio del giovane, il rapporto mira a creare verosimilmente legami quali nonno-nipote che possano essere concepiti come processo di trasmissione intergenerazionale di competenze.
    Ambo i soggetti coinvolti, trarranno i loro rispettivi “vantaggi” o propriamente detti benefici, non necessariamente economici. Da una parte, infatti, l’anziano acquisisce e beneficia di un sostegno pratico e funzionale, oltre che a poter contare su una compagnia stimolante giovanile, dall’altra il giovane, potrebbe comunque acquisire la sua indipendenza senza necessariamente dover fare i conti con esose spese economiche. Infine, entrambi acquisirebbero la consapevolezza di non essere soli ed essere serenamente utili l’uno all’altro, pur costituendo due generazioni anagraficamente opposte, ma entrambe bisognose di condivisione di nuovi stimoli e interessi (a volte anche lo svolgimento di un’attività o interesse comune, piuttosto che una cena insieme, o una passeggiata tra le vie del centro, etc … possono rappresentare quel valore aggiunto che spesso si tende a dare troppo per scontato).
    L’auspicabile successo di questa iniziativa, comporterebbe, principalmente i seguenti vantaggi reciproci:
    · il giovane trova la sua indipendenza residenziale o domiciliare con un minimo contributo;
    · l’anziano trova compagnia e un minimo di assistenza (che non sostituisce quella sanitaria o infermieristica)
    Si tratta di un programma di relazioni in cui fiducia e sicurezza sono elementi chiave. Gli anziani che partecipano al modello/programma vengono principalmente dal ceto medio o dall’alta borghesia e sono autonomi, i giovani, invece, vengono per lo più dal ceto medio/basso; per loro relazioni strette e legami d’affetto possono essere importanti fattori di sicurezza.
    Il Progetto “L’Età del Loro” intende promuovere la pratica intergenerazionale.
    “La pratica intergenerazionale mira ad avvicinare le persone in cerca di uno scopo, con attività che favoriscano ciascun individuo e per promuovere una migliore comprensione e rispetto tra le generazioni”.
    Questa definizione sottolinea l’importanza di unire i giovani e gli anziani, analizzando ciò nel contesto più ampio di una comunità costruita da diverse generazioni.
    Il progetto si basa/si costruisce, infatti, sui Principi di base della pratica intergenerazionale.
    · Benefici mutui e reciproci
    La pratica intergenerazionale, si basa sul principio che tutte le generazioni partecipanti ricevono benefici. Lavorando insieme, entrambi i gruppi fanno sì che importanti competenze tradizionali siano conservate per le generazioni future.
    · Partecipazione
    Il successo della pratica intergenerazionale si basa sulle aspirazioni delle generazioni coinvolte. Così come per tutti i progetti di successo costruiti da gruppi di persone, i partecipanti sono pienamente coinvolti nella costruzione del programma esperienziano un senso di padronanza e di potere, nella sua costruzione e nel suo progresso. Un buon PI è dinamico e unisce trasversalmente agendo dall’interno.
    · Principio attivo
    Tradizionalmente, l’approccio alla politica sociale e alla pratica viene spesso utilizzato per identificare qualcosa come un problema e quindi a provare a rimuovere tali circostanze o comportamenti. Si basa su un modello ed è rivolto a situazioni deficitarie. Funziona con le generazioni aiutandole a scoprire i propri punti di forza e poi a costruire il successo sulla base di questi principi, la comprensione e il rispetto reciproco.
    · Basi Culturali
    La diversità e la ricchezza culturale che esiste in tutta Europa significa che i programmi comuni non possono lavorare in tutti gli scenari. Anche se i principi alla base di questo approccio possono essere gli stessi, le esigenze, il contesto e gli atteggiamenti delle persone possono differire notevolmente.
    · Rafforzare i legami di comunità e promuovere la cittadinanza attiva
    La pratica intergenerazionale promuove il collegamento delle persone attraverso le generazioni tra di loro e tra tutti coloro che li circondano. Ciò mette in evidenza un legame positivo, riconoscendo e costruendo il legame tra le persone, un modo da costruir si in maniera più forte, collegando meglio le comunità con un elevato capitale sociale e i cittadini più impegnati per la democrazia e le preoccupazioni sociali a livello locale.
    · Sfide delle età
    Giovani e meno giovani sono vittime pregiudizi in tutta Europa. La pratica intergenerazionale favorisce un meccanismo d’incontro tra generazioni, per lavorare e scoprire insieme, a partire da questa riscoperta, ciò che sono veramente e i benefici che possono ottenere collaborando con altre generazioni.
  4. OR (obiettivi realizzativi) del Progetto
    Il progetto “l’Età del Loro” è una iniziativa che nasce per fronteggiare, almeno in parte, le numerose e crescenti difficoltà ed esigenze che interessano la popolazione anziana e giovanile allo stesso tempo.
    L’idea progettuale intende ambiziosamente inizializzare un processo di dialogo con la popolazione ed in particolare con gli over 65 o comunque ultra 70enni, e al contempo implementare le basi per costituire una rete di volontari che li assistano, nello svolgimento di alcune attività quotidiane e, nello stesso modo, consente di rispondere al bisogno di autonomia economica di molti giovani, costretti a rinunciare ad esperienze proprie in quanto impossibilitati a fronteggiare i costi previsti per il mantenimento di un’abitazione. Un’iniziativa innovativa perché non solo consente di rispondere alle numerose problematiche della popolazione anziana, spesso caratterizzate da vissuti di solitudine ed isolamento ma attiva, attraverso il coinvolgimento dei giovani, quel processo virtuoso che pone in primo piano il ben-essere degli anziani, dei giovani e della comunità tutta.
    La prospettiva del progetto è intergenerazionale perché gli anziani forniscono un alloggio agli studenti universitari e/o neo lavoratori nelle loro case, e gli studenti contribuiscono nel loro piccolo, vivendo con gli anziani e condividendo la stessa casa, a diminuire il loro senso di solitudine e di isolamento, promuovendo il benessere degli anziani e delle loro famiglie.
    L’obiettivo finale del progetto è la costituzione di una rete di giovani volontari che possano essere di supporto all’azione dei Servizi Sociali nella realizzazione di piccole attività immediate e concrete che possono rispondere alle diverse esigenze della popolazione anziana che rischiano altresì di rimanere irrisolte.
    A titolo esemplificativo, di seguito si citano alcune delle eventuali attività da porre in essere:
    · Godere di momenti di compagnia tra le mura domestiche e durante il tempo libero;
    · Ricevere un aiuto per fare o ricevere la spesa;
    · Avere compagnia e sostegno nel recarsi dal medico, in farmacia o presso altri servizi pubblici e tante altre attività che possono svilupparsi da una più completa conoscenza delle loro esigenze.
    Il progetto propone, al contempo, alcune idee di politica sociale e pone una serie di obiettivi realizzativi perseguibili nei diversi settori socio comunitari al fine di migliorare e rendere la vita più accessibile e stimolante agli anziani . Al fine di incentivare questo nuovo modello di “legame” tra le due generazioni l’Amministrazione Comunale potrebbe eventualmente pensare ad una riduzione parziale o totale di alcuni tributi locali.
    L’obiettivo, principale, resta quello di migliorare la qualità della vita degli anziani, con l’intento di:
    sostenere e implementare la rete di servizi finalizzati alle persone anziane in abito socio culturale, politico, salvaguardando le proprie origini e l’attaccamento al territorio;
    contribuire a migliorare l’attività relazionale degli anziani;
    rendere più longeva possibile la permanenza della persona nel proprio ambiente, che rappresenta la propria “casa”.
    Volt Matera, in linea con quanto sopra, ha inteso dunque avviare un percorso di lavoro che permetta di ancorare la programmazione dei servizi agli effettivi bisogni della popolazione anziana. Considerare e confrontarsi concretamente con le reali esigenze delle persone anziane, rappresenta un aspetto strategico e funzionale che consente alla persona stessa di:
    sentirsi ascoltata, supportata e orientata;
    vedersi migliorare le proprie condizioni di vita sociale e relazionale;
    avere risposte immediate e puntali a tante piccole esigenze quotidiane nel proprio contesto vitale;
    avvertire l’importanza della sua attività e della sua presenza nella comunità.
    Soluzioni, nuove idee, strategie ed esempi pratici di vita reale, sono essenziali per la concretizzazione di un invecchiamento attivo, che ottimizza le opportunità per la salute, la partecipazione e la sicurezza, al fine di aumentare la qualità di vita delle persone durante l’invecchiamento. Mission e Vision di Volt Matera, percorrono questa direzione, e l’intendo è contribuire alla costruzione di una società con un sistema dove la popolazione anziana sia ben integrata, inclusa, beneficiandone tutti, compreso i giovani.
  5. GANTT del Progetto
    L’idea progettuale si articola principalmente in due fasi, che si succedono temporalmente, e che seguono la fase 0, ovvero la fase preliminare:
    · FASE 0 – Presentazione dell’iniziativa ai vari stakeholder (l’Amministrazione Comunale, Associazioni di volontari, Sindacati, Medici di base, etc) oltre che agli anziani.
    o Attività previste: Incontri di presentazione dell’iniziativa;
    · FASE 1 – La prima fase consiste nell’analisi dei bisogni:
    ○ individuazione e reperimento dati del campione (popolazione attiva over 65 o ultra 70enni)
    ○ redazione e somministrazione di uno strumento di rilevazione (probabilmente sottoforma di questionario) atto a cogliere alcune informazioni esplorative (dimensioni di analisi) circa le condizioni di vita e i bisogni degli anziani (campione individuato).
    · FASE 2 – La seconda fase riguarda lo sviluppo di nuove progettualità:
    ○ realizzazione concreta di una rete di volontari per garantire assistenza agli anziani;
    ○ eventuale realizzazione di una guida informativa in ordine ai servizi che l’Amministrazione Comunale mette a disposizione della comunità locale.
    Le suddette fasi, nello specifico la FASE 1, si articoleranno, a loro volta, in sotto-fasi, come di seguito individuate e riepilogate:
    1.1 Costruzione e valutazione del questionario:
    Attività previste: Costruzione del questionario; valutazione ed eventuale revisione del questionario;
    1.2 Formazione dei volontari per le interviste:
    Attività previste: Incontri formativi con i volontari che si rendono disponibili per svolgere le interviste, incentrato soprattutto sulla relazione con l’anziano.
    1.3 Somministrazione dei questionari, supervisione dell’indagine e creazione database:
    Attività previste: Realizzazione delle interviste e raccolta dati su supporto digitale.
    1.4 Analisi dei dati, report finale e presentazione dei risultati:
    Attività previste: Analisi dei dati e momenti di confronto con gli stakeholder per l’interpretazione dei dati riscontrati.
    1.5 Redazione del rapporto finale dell’indagine.
    Attività previste: Stesura bozza, condivisione e redazione definitiva del rapporto finale dell’indagine.
    1.6 Presentazione dei risultati a conclusione della FASE 1.
    Attività previste: Organizzazione evento/incontro per presentare e discutere, commentare i dati osservati e riscontrati.
  6. Dimensioni di Analisi dei bisogni e temi da trattare in fase di indagine
    Il questionario rappresenta lo strumento tipico di rilevazione dell’informazione nell’ambito delle indagini con campioni rappresentativi di popolazione.
    Più precisamente, i caratteri della standardizzazione e della strutturazione qualificano il questionario delle survey realizzate negli studi di tipo trasversale (cross-sectional), i più utilizzati nelle scienze sociali.
    La formulazione delle domande rappresenta, da questo punto di vista, l’ultimo aspetto al quale porre attenzione che deve essere in prima battuta rivolta alla individuazione dei temi di investigazione e alla loro esplicitazione e traduzione in costrutti teorici.
    Le domande possono essere classificate e ricondotte all’esplorazione di tre grandi dimensioni:
    ○ proprietà socio-grafiche
    ○ comportamenti
    ○ atteggiamenti
    Per proprietà socio-grafiche si intendono le caratteristiche demografiche, sociali ed economiche che contraddistinguono il soggetto intervistato e per questo motivo si definiscono di tipo individuale. Rientrano in questa categoria attributi come sesso, età, stato civile, titolo di studio, professione. Sono riconducibili alle proprietà socio-grafiche anche aspetti come il comune di residenza e la sua ampiezza demografica, la zona altimetrica e il contesto urbano o rurale, la vocazione produttiva e l’accessibilità ai servizi dell’area di residenza. Queste ultime caratteristiche vengono definite di tipo contestuale.
    L’ampia gamma di domande relative ai comportamenti consente di esplorare azioni ed eventi empiricamente osservabili e potenzialmente controllabili e proprio per queste caratteristiche di tangibilità sono più facilmente rilevabili della dimensione relativa agli atteggiamenti che fa riferimento ad aspetti come le opinioni, i valori, le motivazioni, gli orientamenti, le valutazioni e i giudizi: proprio per la loro natura di maggiore astrattezza sono più difficilmente rilevabili attraverso quesiti diretti.
    Per questo motivo, le domande che rilevano gli atteggiamenti vanno formulate in modo da ricondurre questa dimensione ad azioni o situazioni oggettive che sottendano la struttura latente del fenomeno che si vuole rilevare.
    L’individuazione dei temi oggetto di indagine rappresenta la fase a monte della costruzione di un questionario di tipo standardizzato e strutturato e deve essere pianificata con attenzione e rigore per essere tradotta in quesiti precisi che ne riassumano i suoi significati.
    Il questionario/intervista, che sarà sottoposto ad un campione di over 65 e/o ultra 70 enni, prevederà i seguenti temi/argomenti:
    ○ Ambiente in cui vive l’anziano (la casa);
    L’obiettivo di queste domande sarà quello di capire in quale ambiente domestico vive l’anziano e quali sono le eventuali difficoltà da lui riscontrate all’interno del medesimo ambiente.
    ○ I trasporti;
    Lo scopo sarà quello di appurare il grado di autonomia che l’individuo ha e quali sono i mezzi di trasporti che egli predilige nei suoi spostamenti quotidiani.
    ○ Aspetti di vita sociale;
    L’obiettivo è quello di cogliere le dinamiche relazionali che intrattengono in ambito sociale.
    ○ I bisogni;
    La finalità di queste domande è quella di capire quali siano gli effettivi bisogni dell’anziano e di verificare se trovano una risposta immediata o se invece restano insoddisfatti.
    ○ I servizi offerti dall’Amministrazione Comunale.
    E’ opportuno capire lo stato attuale dell’offerta dei servizi (se già esistenti) e il grado di percezione a riguardo da parte degli anziani. A tal proposito possono nascere eventuali spunti per implementare azioni migliorative o addirittura attività ed azioni completamente nuove per la comunità locale: strategie intenzionali ed emergenti con conseguente action plan da adottare.
    Di seguito si riportano alcuni esempi di domande da poter inserire nel questionario.
    ○ Ambiente in cui vive l’anziano (la casa);
    · Il tipo di abitazione (casa o appartamento) in cui vive l’anziano;
    · Le difficoltà che il soggetto incontra nell’ambiente domestico (uso di scale, riscaldamento, servizi igienici, etc);
    · Il titolo di occupazione dell’abitazione;
    · Etc.
    ○ I trasporti:
    · Comprendere il grado di mobilità dell’anziano all’esterno della sua abitazione;
    · Sapere se c’è l’eventuale utilizzo di supporti che ne sostengano la deambulazione;
    · La necessità che l’anziano ha di recarsi a visite mediche;
    · Le eventuali difficoltà da lui riscontrate nel trovare un mezzo di trasporto per andare alle visite;
    · Il mezzo di cui si avvale prevalentemente per andarci;
    · I motivi principali per i quali l’anziano sente la necessità di un mezzo di trasporto;
    · Etc.
    ○ Aspetti di vita sociale:
    · Con quale frequenza incontrano altre persone;
    · L’importanza che gli anziani attribuiscono alla presenza di centri sociali e/o associazioni e/o luoghi di incontro in generale nel territorio comunale;
    · Le attività che vorrebbero fossero svolte in questi ambiente e la loro eventuale partecipazione.
    · Etc.
    ○ I bisogni:
    · Quale tipo di aiuto chiedono frequentemente ai familiari o ad altre persone;
    · Quale tipo di aiuto avrebbero voluto da parte di familiari o altre persone;
    · Se necessitano di prestazioni sanitarie a domicilio ed eventualmente a chi si rivolgono per queste prestazioni;
    · Se sono stati ricoverati in ospedale recentemente e se hanno avuto bisogno di assistenza;
    · Quale sistemazione futura preferiscono in caso avessero problemi di autonomia (casa di riposo, assistenza a domicilio);
    · Se, in caso di emergenza, hanno qualcuno a cui rivolgersi.
    · Se gli farebbe piacere avere qualcuno con sé in casa che lo accudisca.
    · Etc.
    ○ I servizi offerti dal comune:
    · Il grado di conoscenza che hanno riguardo ai servizi offerti dall’Amministrazione Comunale (se esistenti);
    · Grado di giudizio/piacimento delle informazioni fornite dall’Amministrazione Comunale circa gli eventuali servizi esistenti;
    · Parere sull’importanza ed efficacia di disporre di un opuscolo informativo, un ufficio informativo o un centro di ascolto.